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Le parole...la storia dell'uomo, la nostra memoria, la natura.
In questo titolo ho cercato di racchiudere, miei cari amici, una sintesi del messaggio che ho ricevuto leggendo il libro Archetipi “La danza della vita” della scrittrice Francesca Salvador, studiosa e ricercatrice di percorsi efficaci  di pensiero creativi.
Una breve sintesi, che non da la meritata ricchezza, il risveglio, che si riceve...invece...dalla sua lettura e dalla sua originalità che, consiste nel essere un libro che, non si legge soltanto...un libro che si consulta in tanti momenti della nostra vita, quei momenti che si ha bisogno di conoscere la propria identità; la nostra storia.
Cercherò quindi di illustrarvi, seguendo il pensiero, le parole e i concetti della scrittrice, il contenuto di “Archetipi” che, sicuramente non esaurirà le emozioni che potreste avere da una lettura diretta del libro.

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Un Laboratorio per Archetipi
Oggi il mondo è disorientato, molti gli interrogativi e la ricerca per tentare una strada che riporti l’uomo alla sua centralità, al riconoscimento del suo posto nel mondo come signore dell’universo (pensiamo al Cristo, o all’uomo Vitruviano di Leonardo). L’esigenza è quella di ritrovare un’esistenza a misura dell’uomo, della famiglia, di una società corretta e giusta in armonia con la Terra, questo magnifico pianeta che ci ospita.
Molte le ragioni, le cause della crisi attuale ma, guardiamo più a monte, il fatto è che: usiamo la parola per dire e sostenere cose e comportamenti non veri. Abbiamo fatto della finzione la strada maestra della convivenza civile, sociale e spesso familiare. Anzi, in noi stessi sta la finzione, e non ce ne accorgiamo.
Una parola sta per l'oggetto vero che vuole rappresentare, pur assente... non lo indica soltanto. Certo inizialmente si dice la parola e si indica ciò che rappresenta, poi se ne discorre anche senza la sua presenza. Il rischio è che parlandone se ne dimentica proprio il correlato e allora la parola prende il posto di quello vero; di quello che vuole rappresentare.
La parola che rappresentava il simbolo, il verbo, la natura, il sentimento la realtà...si è trasformata con il passare del tempo. Rischia di perdere, in fondo, la caratterizzazione spirituale a definirne il contesto di azione. 

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Prendiamo ad esempio la parola “corpo”, quali immagini richiama in noi questa parola? Il corpo sottile della ragazza giovane e magari vestita in modo intrigante, un centro benessere, la marca di una casa di moda, una malattia, una vacanza nelle isole incantate. Bene, innanzitutto, il nostro corpo, questa meravigliosa creatura fisica che siamo, è ben altro, ha ben altro senso e significato, ben altre sono le sue profonde risorse quelle che ci fanno essere vivi, coscienti, sani, in un corpo che è la gioia e la bellezza dell’universo (appunto l’idea del corpo che si aveva in passato).
Come ritrovare l’autenticità e la coerenza? Come ritrovare i significati delle cose alla loro sorgente, nella verità? Quella che fa ritrovare la verità di noi stessi? Bisogna risalire oltre le parole, ai segni e simboli degli alfabeti, nei significati che le antiche civiltà hanno conosciuto.
Torno all’esempio: noi pronunciamo “corpo” e subito pensiamo a questa cosa in cui stiamo, a ciò che fisicamente siamo. Ma potevamo usare altre lettere, un'altra parola. Il fatto è che noi siamo concordi che questo insieme di lettere dell’alfabeto sta a indicare il “corpo”. Sì, certo, l’origine del perché queste e proprio queste e non altre lettere contribuiscano a formare la parola corpo, sta oltre la sola convenzione, sta alla base del perché questa è stata la scelta da chi ha formulato per primo questa parola. Che di solito questo per primo è un processo, che parte da un’esperienza di sé, che continua in un suono, da una vocalizzazione, attorno a cui le lettere si sono codificate per dire che questo è un “corpo”.
Bene, quale è il processo che ha fatto l’uomo, una civiltà, per coniare questa parola? e così la maggior parte delle parole?
Perché se risaliamo a questa origine, troviamo che cosa significa, all’origine, nel suo profondo, il corpo. Nella storia di chi, sul corpo, ha riflettuto, ha fatto  probabilmente un’esperienza molto più coinvolgente e correlativa alla natura di quella che possiamo fare noi, staccati come siamo dall’ordine naturale delle cose e della vita.
Per trovare il senso della parola bisogna entrare nel senso delle lettere una per una, andare al “verbo” che esse conducono. A quell’essenza viva, espressa dal verbo delle lettere: c – o – r – p – o.
E qui siamo agli Archetipi:
c – metto in movimento;
o – corrispondo;
r – sono perfezione;
p – mi espando;
o – corrispondo.
Ecco mettete insieme questi verbi, questo fluire di energia, e sapete un po’ meglio chi siete nel vostro “corpo”. Ascoltate dentro di voi come la visione di voi stessi comincia ad allargarsi e a scendere in profondità. Avvertite un altro valore di voi stessi. Siete disposti ancora a lascialo mercificare così? come avviene oggi per cui tutto viene ricondotto innanzitutto e sempre al denaro? Tutto ha un prezzo?
Ogni lettera dell’alfabeto esprime una funzione. 22 le lettere così come 22 sono le modalità (le funzioni) attraverso cui la Vita si dà negli esseri dell’universo. Conoscendo gli archetipi, conosceremo noi stessi, gli esseri, il nostro posto nel mondo per ciò che realmente siamo, al di sopra e oltre tutte le sovrastrutture in cui le culture odierne e le mode, staccate dalla natura e dal senso profondo della vita, ci hanno costretto.
Osserviamo la lettera M – mem. Mem, 13° lettera è liquidità, le acque. Se guardiamo il segno esso è un movimento di onde, abbiamo lo stesso segno in più civiltà. Ecco la correlazione tra segno e funzione, tra segno e il suo significato antico e profondo. Ancora, se guardiamo la lettera mem in ebraico essa è composta da un breve segmento e da due segni che si curvano uno verso l’altro quasi a formare una tenda. Il segmento alla base sono “i cieli inferiori”, le due semi curve  “i cieli superiori”. I cieli sono anche le acque. E tutto il segno sembra una tenda, ma anche un utero. Ecco, le acque della nascita, questo è mem. Ancora lei che, ci ha contenuto al caldo, nel’utero...che rappresenta... la... “mamma”.

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Gli Archetipi fondamentali sono le 22 lettere dell’alfabeto. Questi segni stanno alla radice della nostra esperienza e conoscenza ma, nel tempo, noi abbiamo perso la coscienza della forza e del senso profondo di questi segni poiché siamo passati a considerare non più ciò che sta siglato nel segno, ossia la sua “funzione”, il suo essere “verbo”, ma ne abbiamo fatto dei concetti, quindi delle astrazioni.
Se sappiamo risalire al verbo:
A – unisco;
B – contengo,
C – mi metto in movimento;
I – concentro;
F – mi espando, ecc...
troviamo la strada di chi siamo, solo da qui possiamo partire per osservare le nostre situazioni, le nostre problematiche e le difficoltà. Il “nome” delle cose, ritrovato attraverso ogni singola lettera che compone una parola, ci conduce al senso profondo, l’unico che può darci un orientamento, un’indicazione su dove andare, come agire, nelle situazioni di disagio o di smarrimento.
Gli alfabeti sono, inoltre, un autentico cammino interiore per conoscere noi stessi, e la realtà; per discernere e imparare la concretezza della vita. Costruire, nel mondo attorno a noi, a partire dalle nostre aspirazioni e dai nostri sogni.

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Ecco cari amici, vi ho riportato alcune pagine del libro  Archetipi della scrittrice che in me hanno risvegliato l'importanza, il senso della parola che il parlare non è solo spreco di fiato ma essenzialmente ascoltare la memoria della parola.

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Le parole che possono essere abili canaglie, assumono sembianze varie e ballerine, possono apparire false e menzognere o nascondere nel loro cuore la più nobile delle verità. Sembrare angeli bianchi alati, raggi di luce che ti riscaldano il cuore...o nascondere nell'intimo della loro anima la più grande delle miserie.
Infine, cari amici, leggendo il libro ho scoperto che le le parole sono figlie legittime di chi le ascolta, che appaiono e scompaiono nei lunghi, antichi e meravigliosi salotti dei nostri pensieri. Tante volte...ahimè...restano imbrigliate nelle strette morse del senno di poi, o sulla punta di una lingua che mai le lascerà andare.
 
...A presto preziosi amici...

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