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Rompere i silenzi della violenza

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In Italia, oltre il 10 per cento di ragazzine ha subito uno stupro prima dei sedici anni ma il 90 per cento dei casi non è stato denunciato perché il fatto si è consumato in famiglia ed è considerato…da coprire per il bene di tutti… 

In Europa la violenza è la prima causa di morte per le donne fra i quattordici e i quarantaquattro anni. Nel 65 per cento dei casi di violenza e ahimè i figli sono testimoni di uno o più episodi.

E’ un problema sociale un vero cancro sociale, abbiamo urgentemente bisogno di riconoscere i sintomi,  di mettere in discussione, fermare l'accettazione sociale, l’omertà che lo circonda. Occorrono politiche adeguate, più dinamiche, un linguaggio diverso, azioni e strumenti innovative e mirate che possono essere più vicine alle vittime, alla portata di mano, facilmente accessibili alle vittime e sempre presenti nella vita di ogni giorno.

Inventarsi una struttura, uno spazio quotidiano fisso e costante in cui ognuno di noi può e deve interrompere questa catena criminale. Creare una struttura discreta a cui tutti facilmente e immediatamente possono accedere; vittime, testimoni e soggetti che sono a conoscenza di fatti da denunciare. 

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Sono fermamente convinto che, tanti cittadini onesti, oggi non denunciano tanti crimini che avvengono perché: mancano istituti, sportelli preposti, professionalmente adeguati e preparati che accolgono con gentilezza e tanta discrezione le denunce; conservando gelosamente l’anonimato e mettendo a loro aggio chi ha il coraggio e sente il dovere civile di compiere questo importante passo.

Per tale motivo succede che in presenza e testimoni diretti di fatti volgiamo lo sguardo altrove, invece di scegliere di continuare a vedere, intervenire, condannare, denunciare ogni atteggiamento, linguaggio e comportamento ingiurioso, offensivo, violento, prevaricatore e discriminatorio...

Ultimissimi fatti di donne violentate in strada, in presenza di passanti, che nell’indifferenza totale hanno fatto finta di niente, ci indignano talmente tanto a scendere in campo per confrontarsi su quali azioni sviluppare a sostegno delle donne e contro una violenza dilagante che fatica a trovare risposte efficaci e di sistema.

 

E’ risaputo che In Europa la violenza è la prima causa di morte per le donne fra i quattordici e i quarantaquattro anni. In Italia ogni tre morti violente ce n’è una che riguarda una donna uccisa per mano del proprio partner attuale o ex. Il 90 per cento delle donne non denuncia il partner violento.

Ahimè…!  Si ascoltano rappresentanti istituzionali, del tutto in buona fede, affermare che il fenomeno non è granché diffuso. Al contrario rilevo che da anni, poiché seguo con rammarico la questione, che l’affermazione è clamorosamente falsa ma le ragioni di questa evidente svista possono essere chiarite che per violenza non si intende solo lo stupro e il femminicidio…! Violenza, invece, secondo tutte le istituzioni internazionali, nazionali e regionali e le norme in materia, è quella verbale, psicologica, economica, oltre a quella fisica e sessuale. Bisogna chiarire che il 90 per cento delle donne non denuncia il partner violento, per cui se le donne non denunciano e quando denunciano viene detto loro che quelle ingiurie e vessazioni che riportano non si possono definire violenza, ecco spiegato il motivo di dichiarazioni così lontane dalle realtà.

Dobbiamo invece assolutamente considerare violenza l’insieme di questi fenomeni. I dati ci dicono che in Italia una donna su tre, tra i sedici e i settant'anni ne è stata vittima. Capiamo bene che, se una donna su tre ha conosciuto episodi di violenza, ciò vuol dire che nelle conoscenze di ognuno di noi ci sono vittime e attori di violenza. Guardiamoci intorno e cerchiamo di vedere.

Inoltre nel 65 per cento dei casi di violenza, i figli sono testimoni di uno o più episodi. Udire le urla della madre, sentirla offesa, insultata, vederla schiaffeggiata, picchiata, presa a calci e in alcuni casi stuprata, tutto ciò ha lo stesso effetto, immediato e nel tempo, di un abuso, un maltrattamento o una violenza subita direttamente dai minori. In Italia, oltre il 10 per cento di ragazzine ha subito uno stupro prima dei sedici anni: anche in questo caso oltre il 90 per cento dei casi non è stato denunciato perché il fatto si è consumato in famiglia ed è considerato…da coprire per il bene di tutti. Del resto, un giovane su tre tra i diciotto e i ventinove anni, ritiene che gli episodi di violenza domestica vanno affrontati dentro le mura di casa.

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In questa spirale della violenza le donne, senza ricevere indicazioni, non fanno nessuna fatica a collocare in ognuno di questi fatti eventi particolari della loro vita. Le minacce…poi, forse incredule e ignare…definite scherzose, ma poi sempre più pressanti. Cosi vanno avanti con…l’allontanamento dalla loro famiglia d’origine e dalle amiche più intime attraverso una certosina operazione di denigrazione. Cosi a demolire la valorizzazione come donne e i loro diritti come madri, come mogli, comandare impedimenti e divieti, sempre più frequenti e decisi nel tempo. Si arriva poi alle prime aggressioni fisiche seguite, puntualmente, dalle scuse, sempre convincenti e accompagnate, spesso, da pianti e regali e tenerezze, fino alla violenza successiva, seguita da nuove scuse e così via.

Inoltre, non dimentichiamo, il ricatto dei figli, che c’è sempre e che fa presa su quasi tutte le donne perché materializza l’incubo di ogni madre, la separazione dai propri figli…il pensare del loro abbandono, della loro sofferenza è quella medicina amara che s’ingoia per sopportare e andare avanti.

Ebbene, cari amici, io penso che se queste passaggi, insieme ad altri particolari, come far conoscere storie vere, storie successe, fatti accaduti dentro le mura domestiche…fossero letti dalle donne e/o raccontate dalle stesse vittime… per quello che sono…uno scenario cosi cattivo e violento…allora si potrebbe accorgere, toccare questo male sociale cosi tanto devastante per le donne vittime e per molti bambini che ne soffrono tanto.

Se seguissimo questa strada…non ci troveremmo in queste situazioni così drammatiche con questi numeri elevati di soprusi, vessazioni che avvengono  e si raccontano di un Italia che sta facendo della violenza un tratto caratterizzante la propria cultura. 

In realtà, oggi invece, accade il contrario, tutto e tutti tacciono.  Nessuno tenta, prova ne tantomeno s’affanna a rendere visibili, a incoraggiare e promuovere tutti quei dispositivi che una donna può  utilizzare per uscire dal circuito della violenza e prevaricazione ai suoi diritti di essere umano che normalmente dovrebbero scattano difronte a una si tale emergenza.

Ancora oggi, difronte a questo cancro sociale, la reazione che si avverte nei vari contesti…familiare, sociale e  istituzionale che si avverte e circonda le donne che si trovano, loro malgrado, in questa situazione è quella dell’accettazione sociale; ed è questo il motivo principale per cui la violenza sulle donne non ha argine.

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L’aspetto più drammatico è che questo cancro sociale si sta assicurando anche la riproduzione. Infatti  considerato che i dati Ipsos 2015 riferiscono che tra i giovani di età compresa tra i diciotto e i ventinove anni il 35 per cento preferisce relegare la violenza di genere a episodi domestici e il 20 per cento individua nella donna le responsabilità delle violenze.

E’ vero amici, ci sono donne che le donne si attaccano di più a chi le tratta male, un tipico esempio di cultura maschilista di una donna. Dobbiamo cominciare ad avere le idee chiare sul maschilismo e femminismo che sono culture che non sono esclusive, rispettivamente, degli uomini e delle donne. Il maschilismo, cultura patriarcale che postula la superiorità dell’uomo, è condivisa da molte donne (altrimenti sarebbe estinta). Il femminismo, contrariamente a quanto si pensa, non capovolge il rapporto tra i sessi ma promuove una cultura che non preveda nessun dominio di un genere su un altro. E può essere condivisa da uomini e donne: questo della condivisione con gli uomini, infatti, è un'altra questione che va sciolta, giacché quando le battaglie si separano si perdono. Bisogna stare insieme proprio perché i diritti delle donne sono diritti umani, cioè di tutto il genere umano, senza differenze di genere. Qui si parla di violenza, nessuno ha il diritto di picchiare o abusare su un altro essere umano…è elementare questo principio…!

Un’altra baggianata riconducibile all’accettazione sociale si  sente spesso…ahimè…! <<<…Anche gli uomini subiscono violenza…!>>> Bene amici quante volte avete sentito queste notizie di uomini ammazzati perché hanno lasciato la compagna…?

Intanto, negli ultimi due anni c’è stata una vittima di femminicidio ogni due giorni. In sette casi su dieci si sono consumati all'interno del contesto familiare e una su tre viene uccisa con le semplici mani… strangolamento o soffocamento, una modalità di esecuzione riconducibile a un più alto grado di violenza e rancore che difficilmente potrebbe essere compiuta da una donna nei confronti del proprio compagno.

Nel 32 per cento dei casi è la reazione dell'uomo alla decisione della donna di interrompere/chiudere un legame, più o meno formalizzato, o comunque di non volerlo ricostruire: queste donne sono, dunque, colpevoli di decidere.

Elemento culturale che merita attenzione speciale è il linguaggio. La lingua ha un genere, e sappiamo che la struttura del linguaggio forma la struttura del pensiero, che a sua volta produce atteggiamenti e comportamenti. Pertanto, utilizzare correttamente la lingua costituisce un passo importante per riequilibrare un sistema valoriale che consente una violenza così diffusa. Pensiamo a quando le donne con professioni di prestigio vengono chiamate al maschile: medico, avvocato, segretario, notaio, ministro, deputato, commissario, ingegnere, architetto, assessore, sindaco, consigliere, ecc. Grammaticalmente è scorretto, ma ci si ostina a onorare questa tradizione. 

Sei come l'aria di primavera:
Aria non fredda
Aria Non calda
Aria tiepida e dolce
Aria fresca, profumata e linda

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Aria di mille profumi che,
purifica e ringiovanisce il cuore.
Toglie amarezze e dolori
lo svuota dei tanti dispiaceri,
riempendolo di mille colori.

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La storia della donna è la storia
della peggiore tirannia che il mondo
abbia conosciuto: la tirannia del forte
sul più debole.
Ed è l'unica tirannia di questo tipo
che ha sempre avuto successo.

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