Un portatore di acqua in India aveva due grandi vasi, ognuno penzolante all’estremo di un asse che egli portava sulle sue spalle. Uno dei due vasi era di perfetta manifattura e non aveva mai provocato alcuna perdita. L’altro, invece, aveva una fessura e nel tempo impiegato dal portatore per raggiungere la casa del suo padrone, perdeva così tanta acqua che rimaneva pieno solo per metà!
Questa storia andò avanti per ben due anni, ogni giorno, con il portatore che consegnava al suo padrone solo un vaso e mezzo di acqua. Naturalmente il vaso perfetto era orgoglioso del suo successo. Mentre il povero vaso spaccato si vergognava da morire della sua imperfezione e si autocommiserava per il fatto di essere in grado di portare a compimento solo metà del suo compito.
Dopo due anni di quello che il vaso credeva essere un amaro fallimento, un giorno in cui erano vicino al torrente esso infine parlò al portatore d’acqua: “Mi vergogno così tanto di me stesso e voglio chiederti scusa”. “Perché?” si meravigliò il portatore “di cosa ti vergogni?”. Esso rispose sospirando: “Negli ultimi due anno sono stato capace di consegnare solo metà del mio carico a causa della mia crepa che determina la fuoriscita dell’acqua lungo la strada verso la casa del padrone. A causa dei miei difetti, tu devi fare tanto lavoro, senza prendere il completo compenso che meriti per esso”.
Il portatore d’acqua si sentì dispiaciuto per il vaso spaccato e pieno di compassione disse: “Come ritorneremo verso la casa del padrone, vorrei che tu notassi i bellissimi fiori lungo il cammino”.
Invero, come essi si avviarono su per la collina, il vecchio vaso rovinato notò il sole riscaldare i bellissimi fiori selvatici che popolavano il lato del cammino e questo lo confortò un po’. Ma alla fine del sentiero, esso si sentiva ancora a disagio perché ancora una volta aveva perso metà del suo carico e di nuovo il vaso si scusò per il suo fallimento.

A questo punto, il portatore disse: “Non hai notato che i fiori si trovavano solo sul tuo lato del cammino, ma non sul lato dell’altro vaso? Questo è perché ho sempre saputo del tuo difetto, ma ne approfittato. Ho piantato dei semi di fiori sul tuo lato del cammino e, ogni giorno, mentre ci avviavamo di ritorno dal torrente, tu li hai annaffiati. Per due anni, ho potuto raccogliere questi bellissimi fiori per decorare la tavola del padrone. Se tu non fossi stato come sei, non avrei potuto abbellire la sua casa come ho fatto!”.

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Molti credono che per voler consacrare
la propria vita ad aiutare gli esseri umani,
si debba essere ingenui, utopisti, e non vederne i difetti.
Niente affatto! Posso anzi dirvi che un saggio,
un Maestro spirituale, vede meglio di chiunque altro
quanto gli esseri umani possano essere deboli, egoisti,
ipocriti, infedeli, ecc. Egli però non si ferma lì,
perché sa anche che non si possono aiutare le persone
tenendo gli occhi puntati sui loro difetti e i loro vizi:
con questo atteggiamento si finisce addirittura per aggravarli.
Un Maestro spirituale sa che gli uomini e le donne
sono figli e figlie di Dio; si sofferma su questo pensiero,
avvicina tutti gli esseri con questo pensiero.
Fa così un lavoro creatore, perché aiuta tutti coloro che incontra
a sviluppare le qualità che posseggono, e da questo atteggiamento
egli stesso attinge forza e gioia.
Allora, perché non dovreste fare lo stesso anche voi?
Il miglior modo di agire nei confronti degli altri,
è cercare di scoprire le loro qualità, le loro virtù,
le loro vere ricchezze, e concentrarsi su queste
per aiutarli a svilupparle.
(Omraam Mikhaël Aïvanhov - Camminate finchè avete la luce )