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Vai in cerca per di ulivi, guardali, ammirali...toccali. Abbracciane uno in silenzio. Fermati sotto la sua chioma, siediti sulle sue radici. In silenzio ascolta la sua storia. Osservalo come farebbe un bambino sorpreso e meravigliato, un poeta in cerca d'emozioni, un fotografo, un pittore o un giornalista...un contadino. 

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Ho letto una poesia di una bambina di nove anni...  Raffaela Napoletano. Un'esplosione di amore, senso e di bellezza, di speranza. Applausi e abbracci da tutti e i suoi versi girano in tutte le classi vicine. 
Grazie piccola, meravigliosa e grande bambina...!. Oggi la maestra sei stata tu...dimostrando che la creatività è un tipo di apprendimento nel quale l'allievo e l'insegnante si trovano nello stesso individuo.

Per fare una bella Pasqua
serve una P.
P come
provare, primavera e Pace.
Poi serve una A.
A come
Albero trattato con amore.
Dopo serve una S.
S come Salento da salvare
di Serenità, sapienza e sogni.
Dopo ancora serve la Q.
Q come
Questa terra è un quadro
e un quaderno su cui scrivere
la nostra storia.
Poi serve la U.
U come
Ulivi guariti dalla xylella.
Infine c'è la A.
A come
Aiutiamo la nostra terra
a crescere sana e rigogliosa
senza veleni.

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Ricordate il Rana Plaza, è il palazzo che crollò nell’aprile 2013 a Dacca provocando la morte di 1.138 persone e il ferimento di altre 2500. Le vittime erano donne e uomini alle dipendenze delle cinque fabbriche che in quel dannato palazzo cucivano pantaloni, camicette, giacchetti, per famosi marchi mondiali, fra cui Benetton. Lo dimostravano i vestiari con le sue etichette e gli ordini di produzione che affioravano dalle macerie. Per molto tempo, però, Benetton negò il suo coinvolgimento con le fabbriche presenti nel palazzo, finché, inchiodata da prove inconfutabili, fu costretta ad ammettere.

Benetton,  adesso, in un comunicato del 21 febbraio 2015 ha dato la disponibilità di partecipare al fondo istituito presso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro per il risarcimento delle vittime del Rana Plaza.

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In Bangladesh, come in molti altri paesi del Sud del mondo, non esistono forme di assicurazione contro gli infortuni e in caso di invalidità o addirittura di morte, la sola prospettiva che si apre per le famiglie delle vittime è la miseria. Già in passato si è visto come va a finire. Non paga lo stato perché non è organizzato, non paga ’impresa produttrice perché si dichiara fallita, non paga 
l’impresa committente perché non accetta di rispondere per un rapporto di lavoro stipulato da altri. Modo facile per incassare i benefici 
dello sfruttamento senza addossarsi neanche una responsabilità.

 

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Ma ora anche le Nazioni Unite hanno decretato che le imprese committenti debbono fare la loro parte affinché i diritti umani siano rispettati lungo tutta la filiera produttiva. Per questo dopo il crollo del Rana Plaza, la Clean Clothes Campaign e il sindacato internazionale hanno esercitato tutta la pressione possibile per costringere le imprese committenti a istituire un fondo comune destinato a garantire un indennizzo alle vittime e alle loro famiglie.Insomma la collaborazione con Avaaz per il lancio di una petizione che ha raccolto oltre un milione di firme, ha fatto capire a Benetton 
che è meglio desistere di fronte a consumatori che fanno sul serio. Ma ancora la partita non è chiusa: Benetton ha dichiarato di voler aderire, ma non ha ancora specificato quanto è disposta a metterci. Un buon motivo per non abbassare la guardia e spingerla a versare i 

cinque milioni di dollari che la Clean Clothes Campaign considera congrui.

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Con Rana Plaza riusciamo a capire, con chiarezza, cosa succede con la globalizzazione 
selvaggia e senza regole. Il fatto tragico è che succede ancora..."panni sporchi"...
Operai sottopagati, costretti a straordinari obbligatori e a condizioni di lavoro 
definibili, in modo eufemistico... PERICOLOSE...inutili quelle parole pronunciate:
<<<...non succederà più...!>> Falso...Succederà ancora quei panni sporchi, quelle 
condizioni di lavoro sono a un passo da noi...Qui in Europa. Buchi Neri...dove i 
diritti scompaiono...buchi neri creati anche da aziende italiane...!

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Nella nostra vicina Grecia l'austerity ha portato alla contrazione economica quasi del 30% e con un tasso di disoccupazione della stessa misura...quindi le catastrofe politiche che ormai durano da cinque anni, hanno portato la popolazione a vivere sulla soglia di povertà intorno al 40 per cento.
Nonostante il rifiuto da parte del popolo Greco, per queste misure, attraverso elezioni democratiche, si continua a proseguire la strada dell'anti democrazia  e contro i sani principi e criteri economici. 
Si tradiscono i principi di solidarietà e il vero significato dell'unione europea, nonché il rischio che questa austerity porta a dare spazio a forze antidemocratiche...non solo in grecia...quanto in altri paesi.
Chiediamo, tutti insieme, noi popolo europeo, di fare un passo indietro per rispettare la decisione di un popolo sovrano della propria nazione. Di concedere al nuovo governo, il tempo per riparare e ripartire, più  umanità eliminando i soliti interessi di pochi che stanno distruggendo l'intero pianeta.

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Il fatto è che ormai non è più possibile abbindolare
nessuno. Si nessuno si fida più, non solo degli annunci,
ma nemmeno...finalmente...! delle decisioni formalmente
e ufficialmente prese da governi e Parlamenti.
In altre parole...
«Pagare moneta, vedere cammello» è questo l’atteggiamento
dominante nella opinione pubblica.

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Fino a poco tempo fa il sistema funzionava così...
veniva annunciato un nuovo, meraviglioso, provvedimento.
I media, per lo più, lo presentavano come cosa già fatta.
Dopo qualche tempo arrivava, se arrivava, la decisione,
con i crismi del decreto legge o magari...ma doveva passare
molto più tempo con quelli della legge votata dal Parlamento
in pompa magna.
Già lì c’era la prima doccia fredda...gli addetti ai lavori
scoprivano che fra il provvedimento annunciato e quello varato
c’era un grande scarto. Ma questa informazione arrivava
attutita al pubblico. E la cosa non finiva lì.
Dopo, scattava il complicatissimo iter burocratico dell’attuazione
durante il quale il provvedimento veniva ulteriormente triturato
e, spesso, pervertito. Gli scopi iniziali venivano sovente
abbandonati e sostituiti tacitamente da altri. 

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Alla fine della fiera, e dopo parecchi mesi, i soliti addetti
ai lavori scoprivano che il provvedimento non aveva sortito
alcun effetto oppure solo effetti negativi: niente che
assomigliasse, neppure alla lontana, alle meravigliose
novità a suo tempo annunciate. L’opinione pubblica, ormai
distratta da altro, neppure veniva a saperlo.

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Adesso, anche i sassi sanno che non bisogna fidarsi...conoscono le cazzate e che

non bisogna guardare solo alle decisioni che vengono

prese ma aspettare di vedere quale ne sarà la attuazione.

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Questo cambiamento...atteggiamento dell’opinione
pubblica è positivo. Apre la possibilità di imporre
anche in Italia ciò che gli anglosassoni chiamano accountability.
Cioè...sei responsabile di ciò che mi prometti e ti giudicherò
non per le promesse ma per i fatti che seguiranno,
o non seguiranno, alle promesse...!

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Il cavallo di troja.
Le sue nuove sembianze.

Un vero mistero questo del file con estensione .jpg
che parecchi amici...ma proprio parecchi amici si
sono trovati nei loro messaggi. La parte preoccupante
poi che risultava come se l'avessi mandato io, quindi
devo pensare, ben congegnato...un vero cavallo di troia.

 

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Quindi...
Cari Amici fate attenzione quando navigate nel vostro
Facebook. È entrata in circolazione una nuova ondata di
link-trappola, messaggi totalmente fedele e apparentemente
innocui che Vi compaiono nei messaggi scritto dagli amici
conosciuti, che ovviamente sono all'oscuro di tutto.

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Può capitare anche testo scritto nella zona dei commenti
sembra scritto dall'utente che l'ha postato e ancora
quando si pubblica un video da Youtube sulla propria bacheca
(o su quella dei propri amici) ma che nascondono un trabocchetto.

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Questo genere di link sono delle vere e proprie pagine trappola,
in cui possono incappare non solo i riceventi diretti,
ma anche i contatti di questo che possono essere incuriositi
dal link dell'amico. IMPORTANTISSIMO È NON CLICCARE,
nè su mi piace, nè sul video, nè sul link posto a destra del
finto video. Gli effetti non sono ancora definiti,
ma i pericoli che nascondono questo tipo di trappole
sono almeno di due tipologie riconosciute. I primi che
al primo click inoltrano il video su altre pagine di
Facebook.

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con la protezione "https", attivata sul proprio
profilo, non si aprono nemmeno.

Io l'ho tolto nn è che ho sbagliato lo stesso...? No.

Io non ho cliccato x vederlo....ho cambiato la password.

Me ne sono trovata 3 o 4 sul profilo, mai cliccati!! per fortuna!

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Consiglio, oltre una scansione antivirus totale, se vi hanno
rubato il profilo (quindi non potete più entrare) di segnalarlo
alla Polizia Postale informatica. Attenzione anche all'account
di posta elettronica (per chi usa - e non si deve - la stessa pw.
mi è arrivato sabato sera ho cliccato e non si è aperto mi sono
beccata il virus lo stesso.

Ho aperto il video e la mia pagina profilo era piena di
link mandati ad altri amici. Ho fatto la scansione del computer
due volte ed ora provvederò a cambiare password..
basta cio' per essere tranquilli??

Da pirla l'ho aperto, ho cambiato subito la password sia di fb
che di hotmail, dovrei essere salva? antivirus lanciato + volte
e virus eliminati...spyware..

Nel caso bisogna lanciare l'antivirus, cambiare la password di
facebook e se è la stessa che usi x la posta,
come nel mio caso cambiare anche quella.

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