Le grandi illusioni dell'Essere Umano

Circa le preghiere

Non avrai quello che chiedi, né puoi avere
qualsiasi cosa tu voglia. Questo perché la tua stessa richiesta è una
dichiarazione che ti manca qualcosa, e il tuo dichiarare di desiderare
questo qualcosa funziona soltanto nel senso di dar luogo a quella
precisa esperienza: il senso della mancanza, nella tua realtà.

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La preghiera corretta non è mai perciò una preghiera di supplica, ma
una preghiera di ringraziamento.
Quando ringrazi Dio in anticipo per quello che scegli di sperimentare
nella tua realtà, tu, di fatto, riconosci che ciò esiste... in effetti.
La riconoscenza è perciò la dichiarazione più potente nei confronti di
Dio; una affermazione di come, ancor prima che si chieda, Io ho risposto.
Perciò, non bisogna mai supplicare. Ma apprezzare.

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La gratitudine non può rappresentare un mezzo tramite il quale puoi 
manipolare Dio.

Rappresenterebbe un espediente con cui farsi beffe dell'universo. Non si
può mentire a sé stessi. La nostra mente conosce la verità dei nostri pensieri.
Se sto dicendo: "Grazie, Dio, per questo e per quest'altro»" mentre nel
frattempo abbiamo molto ben chiaro che tutto ciò non è presente nella nostra
attuale realtà, non puoi aspettarti che Dio sia meno consapevole di
quanto lo sia tu, e che perciò lo metta in atto per te.

Dio sa quello che tu
sai, e quanto tu sai è ciò che appare come la tua realtà.

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Con la fede. Soltanto tanta fede quanta equivale a un seme di

senape, riusciremo a muovere le montagne. Giungeremo a sapere che esiste

perché Dio ha detto che esiste, perché ancora prima

che noi formulassi una domanda Dio ha risposto e l’ha detto a noi

 e per mezzo di ogni maestro nominiamo, qualsiasi cosa scegliamo…scegliendola in Nome di Dio, così sarà.

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Ogni preghiera, ogni pensiero, ogni dichiarazione è creativa. Secondo il livello in cui

viene con fervore considerata una verità, a quel livello verrà resa

manifesta nell'esperienza. Quando si dice che una preghiera è stata

esaudita, quanto è in realtà accaduto è che il pensiero, la parola o il

sentimento albergato con il più grande fervore è diventato operativo.

E qui sta il segreto, è sempre il pensiero dietro

il pensiero, quello che si potrebbe definire il Pensiero Promotore, a

rappresentare il pensiero che domina.

Perciò, se preghi e supplichi, c'è una minore possibilità che tu

sperimenti quanto pensi di aver scelto, perché il Pensiero Promotore

dietro ogni supplica è che non possiedi adesso quello che desideri. E

questo Pensiero diventa la tua realtà.

Il solo Pensiero Promotore capace di prevalere su questo pensiero è

quello riposto nella fiducia che Dio esaudirà qualsiasi cosa venga

chiesta, senza fallo. C'è chi possiede una fede del genere, ma ad averla

sono in pochi.

Il procedimento della preghiera diventa assai facile quando, invece di

dover credere che Dio dirà sempre di sì a ogni richiesta, una persona si

rende conto grazie all'intuito che la richiesta stessa non è necessaria.

Allora la preghiera è una preghiera di ringraziamento. Non è affatto una

richiesta, bensì una dichiarazione di gratitudine per quello che è com'è.

Dio non è un essere onnipotente che ode tutte le preghiere,

e dice «sì» a qualcuna, «no» ad altre, e «forse, ma non adesso» a quelle

che restano.

Dio non è il creatore e l'arbitro di tutte le cose nella tua vita.

Dio è colui che osserva, non colui che risolve i problemi; è pronto ad assisterti mentre tu

vivi la tua vita, ma non nel modo in cui ti puoi aspettare. Non è compito

di Dio quello di creare o di distruggere le circostanze o le condizioni

della tua esistenza.

Dio ti ha creato a Sua immagine e somiglianza. Tu hai creato il resto, per mezzo

del potere che Dio ti ha conferito. Dio ha creato il corso della vita e la vita stessa

come tu la conosci. Ma Dio ti ha dato il libero arbitrio, per fare della tua vita quello

che preferisci.

In questo senso la tua volontà per quello che ti riguarda è la volontà

di Dio nei tuoi confronti.

Stai vivendo la tua vita nel modo in cui la vivi, e Dio non ha preferenze in materia.

Questa è la grande illusione in cui ci siamo trovati cioè: quella che Dio si curi in un modo

o nell'altro di quello che facciamo. A Dio non importa quello che facciamo.

Dio non ci impedisce di fare cose in cui possiamo venirci a trovarci in

pericolo. Eppure non non smette mai di preoccuparsi delle conseguenze.

È questa dicotomia:

“quella di non preoccuparsi seriamente di come si svolgono

le cose, ma di preoccuparsi seriamente dei risultati”

che riesce a descrivere in maniera appropriata l'azione di Dio.

Circa La Paura

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Dio, in un certo senso, non si deve nemmeno preoccupare delle conseguenze. Non delle conseguenze estreme. Questo perché le estreme conseguenze sono certe…” la Morte”.

E questa è la seconda grande illusione dell'uomo: “che l'esito della vita sia in dubbio”.

È stato questo dubbio circa le estreme conseguenze a creare il nostro maggiore nemico:

la paura.

Perché se dubitiamo delle conseguenze, allora dovremmo dubitare del

Creatore, dobbiamo dubitare di Dio per cui  saremo costretti a vivere nella paura e

nel senso di colpa per tutta la vita.

Se dubitiamo delle intenzioni di Dio e della capacità di Dio di dar luogo a questo

estremo esito … allora come potremmo mai essere tranquilli. Come potremmo mai

trovare davvero la pace.

Dio ha il pieno potere di far coincidere le intenzioni con i risultati.

Non possiamo e non vogliamo credere in questo; anche se sosteniamo che Dio è

onnipotente, e perciò creiamo nella nostra immaginazione un

potere equivalente a Dio, allo scopo di riuscire a trovare un modo in cui

la volontà di Dio sia contrastata. E abbiamo dato vita nella nostra mitologia all'essere

che chiamiamo “diavolo”.

Abbiamo immaginato un Dio in guerra con questo essere; pensando che Dio

risolva i problemi nel modo in cui li risolvete noi.

In effetti immaginiamo che Dio possa perdere questa guerra.

Tutto questo viola ogni concetto che dichiariamo di avere a proposito

di Dio, ma ciò non conta.

Viviamo la nostra illusione, e così ci troviamo in preda alla paura, derivante

nella sua totalità dalla decisione da noi presa di dubitare di Dio. 

Vediamo un po’ cosa  succederebbe se prendessimo una

decisione diversa, per esempio come visse Gesù…come ha vissuto ogni santo

che conosciamo e come è accaduto a molti di loro.

La gente non ci capirebbe. Se cercassimo di spiegare tale senso di pace,

la gioia nella vita, l'estasi interiore, le nostre parole sarebbero udite, ma

non ascoltate.

Ci si meraviglierebbe di come abbiamo potuto raggiungere quanto ad altri era

stato impossibile conseguire. E questo susciterebbe gelosie che si trasformerebbe

in rabbia, e la gente cercherebbe di convincervi che siamo noi a non

riuscire a capire Dio.

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E qualora fosse impossibile distoglierci dalla vostra felicità,

tenterebbero di farvi del male, tanta sarebbe la loro collera. E quando

diremmo loro che ciò non ha importanza, che nemmeno la morte

riuscirebbe a sottrarci la gioia né a cambiare la verità, senza dubbio ci

ucciderebbero...

Infine, poi, vista la serenità con la quale accetteremmo la morte, ci

definirebbero “santo”, e ricomincerebbero ad amarci. Perché è nella

natura dell’essere  umano…amare, poi distruggere, poi amare di nuovo quello

che per esse vale di più.

Tutto questo perché le azioni umane sono motivate al loro livello più profondo da

uno o due sentimenti: la paura o l'amore. In effetti esistono soltanto due

sentimenti, solo due parole nel linguaggio dell'anima. Esse

rappresentano gli estremi opposti della grande polarità che Dio ha creato... 

quando ho dato vita all'universo, e al nostro mondo, come lo conosciamo

oggi. Essi costituiscono i due punti, l'Alfa e l'Omega, dai quali è

consentito al sistema da noi definito “relatività” di esistere.

Senza questi due punti, senza queste due idee circa le cose, nessun altro concetto

potrebbe esistere.

Ogni pensiero umano, e ogni azione dell'uomo, si basa sull'amore o sulla paura.

Non c'è altra motivazione umana e tutti gli altri concetti derivano unicamente da

questi due. Sono soltanto versioni diverse, variazioni sullo stesso tema.

Riflettiamo  con attenzione e vedremo che è vero.

È questo ciò che Dio chiama e definisce il Pensiero Promotore.

Si tratta di un pensiero d'amore o di paura. Si tratta del pensiero dietro il pensiero

dietro il pensiero. Si tratta del pensiero primario. Si tratta della forza primaria.

Si tratta della forza bruta che guida il motore dell'esperienza umana.

È la ragione per cui il comportamento umano dà luogo a ripetute esperienze dopo ripetute

esperienze; è la ragione per cui l'umanità ama, poi distrugge, poi ama di

nuovo: c'è sempre l'oscillazione da un sentimento all'altro.

L'amore promuove la paura che promuove l'amore che promuove la paura...

E la ragione risiede nella prima menzogna “ la menzogna da noi

sostenuta come la verità a proposito di Dio”, cioè che di Dio non ci si

può fidare; che non si può fare affidamento sull'amore di Dio; che

l'approvazione di Dio per quanto ci riguarda sottostà a determinate

condizioni; che l'esito ultimo è perciò incerto.

Allora se non ci è possibile fare affidamento sul fatto che l'amore di Dio è sempre

disponibile, su quale amore potremo fare affidamento?

Se Dio si allontana e si sottrae quando non ci comportiamo bene,

non lo faranno anche i semplici mortali?

E così, nel momento in cui impegnamo il vostro più

elevato amore, diamo il benvenuto alla più grande paura.

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La prima cosa della quale ci preoccupate dopo aver pronunciato le

parole “Ti amo” è di domandarci se ce lo sentiremo ripetere in risposta.

E se ce lo sentiamo ripetere, cominciamo allora subito a preoccuparci del fatto

di poter perdere quell'amore appena trovato. E in tal modo tutte le azioni

diventano reazioni, una difesa contro la perdita, anche mentre cerchiamo di

difenderci contro la perdita di Dio.

Eppure se sapessimo Chi Siamo, cioè…l'essere più meraviglioso mai creato da Dio,

non avremmo più timore.

Domandiamoci chi potrebbe respingere una così stupenda magnificenza…?

Nemmeno Dio potrebbe trovare pecche in una simile creatura.

Ma non sappiamo Chi Siamo, e ci consideriamo molto più scadenti. 

Questa  convinzione…di essere fino a tal punto meno meravigliosi

di quello che siamo  viene…ahimè dalle uniche persone in cui crediamo

più che in ogni altro… Da nostra madre e da nostro padre.

Sono loro ad amarci o ad averci amato più di tutti.

Perché dovrebbero mentirci…? Eppure…

Non ci hanno rimproverato in qualche momento della nostra più grande

esuberanza...? E non ci hanno incoraggiato a mettere da parte qualcuna

delle nostre più sfrenate fantasie?

Tali sono i messaggi che abbiamo ricevuto, e sebbene non

corrispondano ai principi, e non siano perciò messaggi provenienti da

Dio, potrebbero benissimo esserlo stati, perché sono giunti dalle persone

più care del nostro universo.

Sono stati i nostri genitori a insegnarci come l'amore soggiaccia a delle condizioni,

abbiamo subìto le loro molte rimproveri, minacce, mancanza di comprensione…

Questa è l'esperienza che portiamo nei vostri rapporti affettivi.

E’ l'esperienza che ci portiamo, da questa tiriamo le conclusioni sul  giudizio di Dio. 

Dall'interno di queste esperienze esprimiamo la vostra verità.

“Dio è un Dio d'amore”, sosteniamo…ma se infrangiamo i suoi

Comandamenti… Dio ci punirà togliendoci il suo amore in eterno e con un'imperitura

dannazione.

Quante volte abbiamo sperimentato il bando impostoci dai nostri stessi genitori.

Conosciamo la sofferenza della loro condanna. Quindi come potremo immaginare

che le cose possano essere diverse nei nostri confronti…?

Dimenticando ciò che significa essere amati senza condizioni e l'esperienza dell'amore

di Dio… andiamo a immaginare a che cosa potrebbe essere simile quell'amore, basandoci

su quello che vediamo dell'amore nel mondo.

Cosi proiettiamo il ruolo dei nostri genitori su Dio, e siamo quindi arrivati a concepire un Dio giudicante che premia o punisce, basandovi su come Egli giudichi il nostro vivere.

Ma si tratta di un modo di vedere semplicistico circa Dio, fondato sulla nostra esperienza personale. Ciò non ha niente a che fare con quello che Dio è.

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Avendo in tal modo creato un sistema di pensiero a proposito di Dio,

basato sull'esperienza umana invece che sulle verità spirituali, diamo

origine a un'intera realtà attorno all'amore.

Si tratta di una realtà fondata sulla paura, radicata sul concetto di un Dio terribile,

vendicativo.

Il nostro Pensiero Promotore è sbagliato, ma negare tale pensiero vorrebbe dire

distruggere nella sua totalità la nostra teologia. E sebbene sarebbe meglio se fosse sostituita poiché costituirebbe una vera salvezza per noi, non la

riusciamo a sostituire...perché l'idea di un Dio di cui non si dovrebbe avere

timore, che non giudica e non ha motivo di punire, è addirittura troppo

meravigliosa per essere abbracciata anche entro l'ambito del più grande

concetto che possiamo avere su chi e che cosa sia Dio.

Questa realtà di un amore fondato sulla paura domina le nostre

esperienze affettive; e in effetti le crea.

Paura-Amore...Amore-Paura.

Quindi non soltanto vediamo noi stessi ricevere un amore soggetto a condizioni,

ma ci vediamo offrirlo nello stesso modo. 

Inoltre ci sembra che non si possa cambiare il modo in cui lo dispensiamo.

Abbiamo imparato la durezza.

Grazie a queste opinioni sbagliate circa l'amore, ci danniamo non sperimentandolo

in maniera pura.

Inoltre... Dannandoci  noi stessi evitiamo di conoscere Dio per quello che è in realtà…

fin quando non finiremo per farlo…perché non saremo in grado di rinnegarLo  per sempre e

arriverà il momento della nostra Riconciliazione.

Tutte le iniziative intraprese da noi esseri umani si fondano sull'amore

o sulla paura, e non soltanto quelle che riguardano i rapporti affettivi.

Le decisioni riguardanti gli affari, l'industria, la politica, la religione,

l'educazione dei giovani, l'ordine sociale della nazione, le mete

economiche della società, le scelte in cui sono coinvolte la guerra, la

pace, l'attacco, la difesa, le aggressioni, la sottomissione; le decisioni in

merito ad agognare o a rinunciare, a serbare o a condividere, a unire o a

separare... ognuna delle libere scelte che decidiamo di fare si sviluppano da

uno dei due unici possibili pensieri che esistono:

un pensiero d'amore o un pensiero di paura.

La paura è l'energia che costringe, rinchiude, trattiene, trasforma, nasconde, accaparra, danneggia.

L'amore è l'energia che espande, apre, esprime, sopporta, rivela,

condivide, risana.

La paura avvolge i vostri corpi come gli abiti, l'amore ci consente di

starcene nudi. La paura si avvinghia e si aggrappa a tutto quello che

abbiamo, l'amore distribuisce tutto quanto possediamo.

La paura tiene costretti, l'amore tiene stretti. La paura afferra, l'amore lascia liberi.

La paura affligge, l'amore consola. La paura guasta, l'amore migliora. Ogni

pensiero umano, ogni parola e ogni azione si fondano sull'uno o sull'altro di questi sentimenti.

Non abbiamo scelta a tale proposito, poiché non esiste nient'altro tra cui scegliere.

Ci consola e ci incoraggia che abbiamo la possibilità di decidere a quale dei due rivolgervi.